È quello che, tra i monumenti della città, suscita
meno interesse al primo sguardo. Ma la struttura si erge ancor oggi imperiosa
ed austera, sebbene rechi in volto i segni di un’esistenza remota.
Segni visibili che, tuttavia, reclamano rispetto, come le rughe e i capelli
d’argento degli uomini cosiddetti “di una certa età”. Segni ancor più evidenti
allorché frutto del confronto, che all’occhio non può certo sfuggire, con lo
stabile attiguo, di più recente edificazione. Il contrasto è palese, come un
manifesto visibile di quella dicotomia marcata che fraziona le epoche storiche
di una città. Una metafora architettonica perfetta tra ciò che è e ciò che è
stato. Silenzioso e anacronistico spettatore del quotidiano incedere del tempo,
il Seminario si cela timidamente dietro l’edificio adiacente che, nuovo di
intonaco, fa bella mostra di sé fino alla centrale piazza, non lasciando
intravedere nulla.
È sufficiente voltare l’angolo, immettersi nella
vecchia strada che costeggia il vallone e proseguire per pochi metri, per
osservare l’intonaco del nuovo edificio spegnersi in una linea verticale
improvvisa da cui scaturisce la nuda pietra antica del Seminario di Aquino. I
segni del tempo non lasciano spazio a dubbi: è un pezzo della nostra storia.
Dalle insenature nella pietra, talvolta profonde
e spesse come intercapedini, spuntano i residenti odierni: famiglie di piccioni,
piccoli segni di vita. Il Seminario vive. Vive ogni giorno un destino ingrato,
forse inevitabile, alla stregua di tutti gli edifici comunemente definiti,
spesso solo per comodità, fatiscenti. Un destino chiamato abbandono. Eppure, sebbene
inevitabilmente inagibile e pericolante, esso è vivo e solido nel ricordo di
tanti aquinati e di moltissimi sacerdoti che in quel luogo, tanti anni orsono,
furono iniziati al culto cattolico per esercitare il proprio ministero in ogni angolo
del mondo. Vive soprattutto nel ricordo forte di Don Battista Colafrancesco.
Molti ricordano quell’istituto rigoroso
trasformarsi occasionalmente in una sala di proiezione cinematografica. Un
luogo di svago saltuario per coloro che gradivano assistere alla proiezione di
un film. Gli uomini di oggi si rivedono fanciulli di un tempo che fu, mentre,
oltre mezzo secolo fa, se ne stavano arrampicati alle grandi finestre per
spiare lo sparo di un cowboy o la freccia di un indiano, cercando nel contempo di
raccontare tutto agli amici rimasti in coda a reclamare il proprio turno per
affacciarsi. Scene di finzione, rubate da uno spiraglio, che da sole sarebbero
bastate a nutrire i loro sogni, le emozioni e le fantasie per lungo tempo.
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