domenica 2 aprile 2017

CANDELORA di Paolo Secondini

1958.
La vide alzarsi di primo mattino, nello stesso momento in cui anch’egli si levava dal letto per iniziare, nei campi, una nuova giornata di lavoro. Poi la vide indossare, con gesti lenti e meticolosi, i soliti abiti scuri, e infine, seduta al tavolo della cucina, sorseggiare un bicchiere di latte appena munto, e mangiarvi assieme un pezzo di pane.
Quel giorno, due febbraio, lei si sarebbe recata, come ogni anno, ad Aquino – che dal casolare distava alcuni chilometri –, precisamente alla chiesa della Madonna della Libera, per assistere a una tradizionale funzione religiosa.
Sarebbe tornata a casa alla fine di questa, con in mano una candela benedetta: una lunga candela bianca e sottile da accendersi solo nei giorni di maltempo, affinché la Madonna preservasse il raccolto dalle intemperie: fulmini, grandini e altro.
Quel giorno della Candelora, tutti, soprattutto i contadini – che speravano sempre, per la loro gravosa attività, nella clemenza del tempo – occorreva che andassero a messa.
La donna, che sentiva impellente quest’obbligo, salutò suo marito e gli disse che l’avrebbe raggiunto più tardi nei campi, per portargli, come ogni volta, il pranzo nel cestino di vimini.
Quindi si alzò dal tavolo e, senza aggiungere altro, uscì di casa.
Malgrado facesse molto freddo, si avviò verso Aquino, con la testa e le spalle avvolte nello scialle, con l’animo colmo di devozione.

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