Molto raramente, oggi,
si fa ricorso alla serenata per trasmettere un messaggio d’amore, un sentimento
affettuoso alla persona cara, oppure per fare omaggio a qualcuno in occasione
di un evento o in momenti particolari: la nascita di un bambino, il
conseguimento di un titolo di studio, un risultato brillante alla prova di un
concorso, la vigilia delle nozze ecc.
Gli esempi si potrebbero
allungare.
Una cosa è certa:
rispetto a qualche decennio fa la serenata, assieme a tanti altri aspetti di
costume, è oggi scarsamente praticata.
Chi, dai nostri antenati,
non ha sentito raccontare di serenate appassionate dedicate al chiarore lunare
alla persona amata?
Non di rado accadeva
ricevere sulla testa abbondanti annaffiate di “liquido” non sempre potabile, che veniva scaricato sul “concertino” da qualche vicino seccato
per il disturbo subito nell’ascoltare le serenate, per quanto eseguite con
grande impegno e foga.
In passato la serenata
era una cosa molto seria, veniva fatta
di frequente con la speranza di giungere a segno, di mettere a frutto
l’esibizione, di ricevere non soltanto consensi, ma anche di fare breccia nei
sentimenti della persona desiderata.
È anacronistico pensare,
al di fuori di un revival soltanto, che
la serenata possa tornare ad essere il mezzo più efficace per promuovere una
relazione amorosa. Gli oggetti, le cose che non si usano più hanno avuto lo
stesso destino dei fatti di costume del passato: sono stati travolti dalla
civiltà del consumo e del benessere.
Occorre una inversione
di tendenza, l’esigenza, il tangibile piacere di riscoprire cose, costumanze,
modi di essere di una volta, patrimonio prezioso per la nostra cultura.
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