Agli inizi degli anni Sessanta del XX secolo,
via della Libertà, per noi ragazzi, era il luogo tranquillo di giochi appassionanti.
Vi transitava un numero esiguo di automobili, per lo più Seicento, qualche
Giardinetta, Millecento, Cinquecento “Topolino”,
e – ricordo – mai nessuna vi era parcheggiata (oggi la situazione è parecchio
diversa). In quella via ci sentivamo davvero liberi: liberi dal pericolo e dall’ingombro delle auto; liberi di
esprimere appieno noi stessi giocando a pallone, a guerra francese, a chiapperello,
a nascondino, a guardie e ladri, e soprattutto scorrazzando, senza mai stancarci,
sugli amati monopattini.
Erano, questi, i nostri rudimentali mezzi di
locomozione (che Antonio il falegname, bontà sua, ci costruiva gratuitamente,
nei momenti in cui non era oberato di lavoro), fatti con materiale di scarto:
due piccole tavole grezze poste ad angolo retto e poggianti su cuscinetti a
sfera.
Con un piede sul monopattino e l’altro che,
scalciando indietro, spingeva sulla strada, facevamo girare i cuscinetti i
quali, scorrendo sull’asfalto, producevano un rumore stridente, continuo, che
alla lunga diventava per molti insopportabile.
Spesso accadeva, specialmente nei caldi meriggi
d’estate, che quando un adulto si abbandonava al sonno – la classica pennichella dopo pranzo –, veniva destato, con grande fastidio, dalle nostre corse su quei
trabiccoli infernali.
Non mancava chi, affacciandosi alla finestra o
sulla porta di casa, inveisse contro di noi a gran voce, e accusasse i nostri
genitori di non averci educati a dovere, senza affibbiarci, all’occorrenza, una
buona dose di scapaccioni o di cinghiate.
Ma la nostra non era cattiveria né, tanto meno,
mancanza di rispetto nei confronti di nessuno. Il nostro comportamento, solo in
apparenza da veri monelli o scapestrati, era dovuto, più che altro, a una gioia
istintiva, unica, immensa, a una grande vivacità che né le minacce né le lusinghe
avrebbero mai imbrigliato…
Via della Libertà!
Quanto tempo è passato da allora! Quanti ricordi
di momenti felici, spensierati, come anche di amici oggi scomparsi! Quanta
nostalgia di quella via assai cara, in modo particolare, a noi ragazzi; quella
via che, perlomeno ai nostri occhi, pare non sia, attualmente, più la stessa!
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