giovedì 17 maggio 2018

SAN TOMMASO “SEQUESTRATO” di Costantino JADECOLA

Per Aquino la voce aveva cominciato a diffondersi con la celerità propria di certe notizie ‘piccanti’: “Vogliono portarsi San Tommaso a Sora!”.
Ma anche a creare qualche preoccupazione: “Va a finire che non ce lo ridanno più!”
Una variazione sul tema, del resto, dava per scontato addirittura una vendita del Santo da parte del clero locale. E, a peggiorare la situazione, provvide quella ‘voce’ secondo cui “Cicchètte”, al secolo Tommaso Treta, di professione falegname, stava approntando una grossa cassa da utilizzare per il trasporto del Santo.
Ovvero della statua del Santo, perché era di questa che si trattava.
All’origine naturalmente c’era un motivo ben preciso: nel centenario della canonizzazione del Santo di Aquino, il vescovo del tempo, mons. Antonio Maria Iannotta, aveva indetto un Congresso Eucaristico Interdiocesano, da tenersi a Sora per la fine di agosto del 1924, al quale era associata la commemorazione dell’Angelico dottore.
Anche se si trattava di una vacanza piuttosto breve, la cosa non andò per niente a genio a una parte degli aquinati i quali, forse perché non erano stati opportunamente informati sull’iniziativa o, piuttosto, per via di una naturale diffidenza, si misero all’erta in attesa dell’evolversi della situazione. Cosicché quando si seppe che la cassa era pronta e la spedizione della statua stava per concretizzarsi ci fu una mezza sollevazione popolare, affermano le fonti che ricordano l’episodio, totalmente orali, che si concretizzò addirittura nel ‘sequestro’ della statua stessa la quale, per precauzione, venne collocata nella piccola chiesa dedicata a San Magno, «di patronato della famiglia Frezza» (Pasquale Cayro, Storia sacra e profana/2, pag. 23), allora esistente nell’attuale via Cavour, poco più avanti del seminario.
Intervennero ovviamente anche i carabinieri. Ma non riuscirono a fare più di tanto. Anzi, raccontano le stesse fonti, uno di essi venne addirittura disarmato da una donna del popolo la quale, mostrando poi la pistola al suo legittimo possessore, gli disse che non era proprio il caso di utilizzarla. Anzi, tutt’al più, se proprio voleva usarla, se la doveva mettere in quel posto: sta di fatto che il povero carabiniere dovette penare un bel po’ prima di rientrare in possesso dell’arma ed evitare così guai peggiori.
Così la grande statua di San Tommaso rimase “sotto sequestro”. Semmai, dissero i “contestatori”, a Sora si può sempre portare l’altra, quella a mezzo busto, cioè, che, oltre tutto, è anche più antica e dunque più pregevole.
Ma, ovviamente, questo ‘suggerimento’ non venne recepito e si optò così da parte del clero per la statua del Santo venerata a Roccasecca la quale trasse il suo quarto d’ora di celebrità da quello che, secondo mons. Crescenzo Marsella (I Vescovi di Sora, pag. 284), fu un grande evento. Egli, infatti, scrive che «sette eccellentissimi vescovi e l’eminentissimo cardinal Legato Camillo Laurenti, inviato speciale del Papa, intervennero a Sora il 29, 30 e 31 agosto 1924 per celebrare le feste dell’Agnello divino e dell’angelo delle scuole. Ricordo ancora», riferisce sempre mons. Marsella, «quella selva di bandiere e d’insegne sotto i raggi d’oro del tramonto estivo, che si spiegava per le vie di Sora, la povera città distrutta dal terremoto. Era una falange fiorente di gioventù e di vita, un corteo interminabile di associazioni cattoliche, di confraternite schierate che incedevano al canto festevole degl’inni e dei salmi con tutti i parroci e i sacerdoti convenuti dai paesi delle tre diocesi, seguiti dai vescovi, dal cardinale, dalle autorità, da un’immensa fiumana di popolo».
C’è da supporre che ad Aquino la cosa fece né caldo né freddo. Anzi, il popolo ‘contestatore’, felice di aver evitato al buon “Tomasone” quella vacanza sorana che si riteneva piena di rischi, celebrò l’evento di cui si era reso protagonista addirittura elaborando una canzoncina che faceva grosso modo così: “Gl’arciprevete d’Aquine/ s’àve arraiate pe gli quadrini. / Pè gli quadrini e pè gli denari / s’anne ‘mpegnate Sante Tumase/”. Eccetera, eccetera, eccetera.

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