giovedì 6 aprile 2017

L’AEROPORTO HA NOVANT’ANNI. FORSE CENTO di Costantino Jadecola


(Foto: Planimetria dell’area occupata in origine dal “campo di fortuna” di Aquino a margine di via Marconi )

Secondo qualcuno era il 1917, e quindi era ancora in corso la Grande Guerra, quando ad Aquino s’incominciò a parlare di areoplani. Ma perché? Perché una specifica commissione a ciò preposta avrebbe individuato in questa località, così come in prossimità di Frosinone, altrettante aree che ben si sarebbero potute utilizzare, ovviamente previo opportuni adattamenti, per il decollo e l’atterraggio degli aerei.
Se così fosse, dovremmo apprestarci quanto meno a programmare eventi per celebrare come si conviene il secolo di vita dello scalo aquinate e di quello frusinate. Il guaio è, però, che, al di là di ciò cui si è accennato, mancano ulteriori fonti a riguardo, cosicché per forza di cose bisogna procrastinare il centenario almeno di una decina di anni e accontentarsi semmai di celebrare i novant’anni se è vero che, intorno al 1926, come si legge in un giornale del tempo, ad Aquino è stata “prescelta una zona molto propizia e adatta per il campo di Aviazione, in cui, l'altro giorno, assai felicemente ha fatto il primo atterraggio il IV apparecchio della 181 Squadriglia di Esplorazione, ricoverato nel magnifico hangar. Si attendono altri apparecchi. Il campo stesso è fornito di stazione radiotelegrafica.
A conferire poi ulteriore credibilità a questa notizia ci sarebbero i documenti in possesso dell'Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare dai quali si apprende che “l’Aeroporto di Aquino, sotto la data del 25 novembre 1926 venne classificato ‘campo di fortuna’ alle dipendenze del Comando Aeroporto di Capodichino (Napoli).
Ma sono soprattutto i giornali del tempo - ed è facile comprenderne il perché - a dedicare grande attenzione al “campo”.
Su Il Mattino di Napoli (19 agosto 1926) si legge: “Da alcuni giorni ha incominciato a funzionare questo campo di atterraggio per aeroplani con annessa stazione radio. Il primo apparecchio a discendere è stato l’R2-8525 proveniente da Napoli (Campo dì Capodichino) che è stato entusiasticamente accolto dalla popolazione che era convenuta qui anche da comuni limitrofi.
“Presto il campo sarà corredato di tutto il necessario materiale per divenire scalo intermedio di velivoli fra Campino e Capua.”
Un altro cronista annota: “Aquino ha cambiato il volto ed è diventata una cittadina allegra e civettuola che la sera si attarda fuori dalle abitazioni; essa ha l’onore di ospitare la 121ma squadriglia di aviazione il cui comandante è il valoroso capitano ed abile pilota Attilio Crotti. Gli altri ufficiali e sottufficiali, che danno vita ed allegria ad Aquino, sono: maresciallo Guidi, serg. magg. Monti, Pepe, Mosca; piloti: cap. Zanchi R. E., cap. Ricci R. E., tenente Napoleoni R. A.; ten. Mallucci R. E., osservatori; maresc. Monti fotografo. Vi sono, inoltre, due motoristi. Ci siamo ieri con i colleghi Minci, Guarracino e Renato Spano e con l’Avv. Bruno Rocchi, con l’automobile del sig. Gennaro Bruno, personalmente da lui guidata, recati ad Aquino per osservare il campo di aviazione.
“Mancavamo da Aquino da tre mesi appena”, scrive, ancora, l’anonimo cronista su un giornale ugualmente anonimo, “e con nostra somma meraviglia ed ammirazione abbiamo visto il campo di aviazione, detto ‘di fortuna’ totalmente trasformato e ciò per l'opera tenace, intelligente dell’ottimo comandante Crotti, simpatica figura di pilota e di settentrionale. Il comandante ci ha ricevuti con somma cordialità e ci ha fatto visitare gli apparecchi (in tutto 5). Ci ha parlato del modo con cui e riuscito, con la sua tenace volontà, a trasformare l'hangar, due mesi fa abbandonato a se stesso e quasi inesistente. Ha munito il campo di apparecchio telefonico, radiotelefonico (sicché quando si vola si sta in costante comunicazione col campo stesso), di frecce indicanti la direzione verso cui gli apparecchi devono atterrare e di tante altre piccole cose che fanno di questo campo aviatorio uno dei più importanti e meglio impiantati.”
Su un altro giornale del tempo si legge: “Questa base di aviazione, dove ben sette apparecchi della 131.ma Squadriglia di ricognizione hanno preso parte alle esercitazioni completive dei tiri di artiglieria nelle località della limitrofa Pontecorvo in questa ridente valle del Liri, ha ricevuto elogi e congratulazioni per il disimpegno delle loro mansioni dì concorso alla manovra medesima. Ed intanto ci compiacciamo con i solerti comandanti capitano Ferroni e Martorana, nonché con tutti gli altri ufficiali e sottufficiali della simpatica squadriglia che tanta vita da a questo paesetto ma non possiamo trascurare il corpo degli specialisti i quali con grande zelo concorsero alla bella e brillante riuscita, come il motorista Daniele Luigi Natiello, i montatori Pirrozzi Gennaro e Vegliarne Mario, il telegrafista Neri Alfredo, il capo movimento Baldisserotto Pietro nonché il furiere Frau Salvatore.”
Il campo di aviazione è, insomma, per Aquino, il fatto nuovo. Che appassiona ed incuriosisce gli Aquinati e nello stesso tempo stimola la fantasia non solo dei cronisti ma anche di chi, nel decantare le bellezze della propria terra, in un manoscritto vergato in bella grafia ed anonimo anche questo, a proposito dell’aeroporto afferma che esso “conferisce all’antichissima città un’importanza nuova ed una variata bellezza per il contrasto tra le rovine del magnifico passato e le metalliche e volanti e superbe costruzioni del presente che saranno ancora più superbe nel futuro. Infatti è di notevole significazione, estetica e storica, vedere una grande aquila fabbricata dalla mano dell'uomo d’oggi rombare gagliardamente nell'azzurro del cielo conquistato, al di sopra di vecchie muraglie ammantate di edera, sulle quali sono caduti tanti secoli e presso le quali si svolsero trame di drammi giganteschi. Ed è bello, mollo bello, ammirare con occhio d’artista l’azzurro aviere dagli occhi di fanciullo e dal polso d’acciaio che siede, a sera, pensoso e taciturno, sulle pietre divelte di un tempio millenario.”
Deve precisarsi che la zona “molto propizia e adatta” di cui parla uno dei cronisti non è quella oggi comunemente intesa come aeroporto bensì quell’area, per una superficie totale di circa venticinque ettari, posta a sinistra di via Marconi, la strada che conduce al cimitero, grosso modo compresa tra l’altezza di via Turati e il cimitero stesso e delimitata sul lato opposto dalla vecchia ferrovia.
Il campo di Aquino utilizzerà quest’area finché non verrà realizzato il nuovo impianto che potrà avvalersi di una superfice molto più estesa dominata dall’antica Torre di San Gregorio, un tempo cella benedettina ma poi sacrificata perché di ostacolo all’attività aerea.
La costruzione del nuovo aeroporto inizierà nel 1937 e non sarà ancora conclusa quando la notte del 19 luglio 1943 l’impianto, comunque operativo, subirà il primo di una lunga serie di bombardamenti aerei da parte dell’aviazione alleata.
Sarà il primo atto bellico in assoluto che di fatto segnerà l’inizio della lunga stagione della guerra nel Lazio meridionale.
Un evento, insomma. Che le autorità locali, tranne qualche rarissima eccezione, ma soprattutto perché sollecitati, non hanno mai considerato come tale, alla stregua, del resto, del loro disinteresse per una rivitalizzazione dell’impianto stesso. E non solo.

 

Nessun commento:

Posta un commento